Il 25 febbraio 2012, ho avuto il piacere immenso di presentare agli amici lettori di Martina Franca il giornalista/scrittore Pino Aprile in occasione della promozione del suo libro “Giù al Sud”. Libro che consiglio a tutti di leggere, sia ”terroni” che “non terroni”.
Erano tempi non sospetti, “xylella fastidiosa” non sapevamo neanche cosa fosse, eppure uno dei capitoli che più interessò il pubblico, probabilmente indirizzato dalla sottoscritta, fu proprio “Il tempo degli ulivi e quello degli uomini”. Un capitolo brevissimo, pensate appena due pagine, eppure di una intensità tale che in questi giorni la mia mente, insistentemente, mi riportava a quelle due pagine facendomi sentire l’impulso irrefrenabile di condividerle.
Non voglio entrare nelle polemiche pseudo politiche del problema, voglio attirare l’attenzione su ciò che rappresenta, forse anche inconsciamente un albero di ulivo per noi pugliesi.
Dice Pino Aprile che “Leone Salvatore Viola, arrivò a comprendere quello che era già noto, ma dimenticato: gli ulivi camminano! (titolo del suo libro)…(omissis)..il tronco degli ulivi cresce, nei secoli, sino a svuotarsi e poi si divide in due, tre, quattro parti che diventano autonome e si allontanano, dal centro originario, ognuna nella direzione da cui prende il sole. Era giunto a tale conclusione indagando sulla illogica disposizione di un antichissimo uliveto. Le piante derivate da un unico tronco avevano continuato a marcire nel lato opposto al sole e a rigenerarsi (radici e legno) dalla parte illuminata; per secoli. E per secoli gli uomini avevano rimoso il legno morto, per non far morire la pianta . Questa simbiosi fra ulivi e contadini meridionali è così forte, da legare le loro vite in un solo futuro tanto che si potrebbe dire che alberi e filosofia hanno le stesse radici al Sud (cfr Manlio Rossi Doria). Valutando sulla scorta della stimabile velocità di allontanamento delle piante…Viola calcolò che quegli alberi dovevano avere circa 3000 anni; forse piantati dagli esuli troiani che, secondo la legenda riportata dai classici si erano stabiliti lì, in fuga dalla loro città in fiamme. Una storia bellissima, vero?” e conclude Pino Aprile che ha sentito la necessità di racconatre ciò ad Antonio Pesce un “cacciatore di storie perdute” il quale così gli dice:” Finalmente, grazie a quello che mi hai raccontato di Leone Salvatore Viola, ho capito cosa intendevano davvero i vecchi olivicoltori, quando mi dicevano < Noi siamo antichi, come gli ulivi che camminano verso il sole> .Io credevo che fosse una frase poetica, non un fatto!” Viola non sapeva che la sua scoperta era una riscoperta. Pesce sapeva, ma non si rendeva conto di saperlo. Io, solo perché ne sapevo meno di tutti, ho potuto, cucire i due brandelli perduti di una sola storia. E chissà se finisce qui…..” Studiamo, osserviamo ma alcune cose le percepiamo attraverso una sensibilità affinata da un interesse coltivato o forse innato, atavico, che aspetta un soffio per far volar via il nostro “vigilante” sul razionale ed è come se avvertissimo, passando accanto a questi “giganti”, il respiro, lo spirito di chi come noi lungo 3000 anni li ha sfiorati!!